giovedì 12 aprile 2012


La Ragazza del Diario..



Annelies Marie Frank, detta Anne, nome italianizzato in Anna Frank, (Francoforte 12 giugno 1929  Bergen-Belsen, marzo 1945), è stata una ragazza ebrea-tedesca, divenuta un simbolo della Shoah per il suo diario scritto nel periodo in cui la sua famiglia si nascondeva dai nazisti e per la sua tragica morte nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Visse parte della sua vita ad Amsterdam nei Paesi Bassi, dove la famiglia si era rifugiata dopo l'ascesa al potere dei nazisti in Germania. Fu privata della cittadinanza tedesca nel 1941, divenendo così apolide.

Biografia:

I primi anni:

Anne è la seconda figlia di Otto Frank e di sua moglie Edith Frank, apparteneva ad una famiglia di patrioti tedeschi che prestarono servizio durante la Prima guerra mondiale. Aveva una sorella maggiore, Margot Elisabeth Frank (16 febbraio 1926 - 9 marzo 1945). Nel 1933, Adolf Hitler vinse le elezioni in Germania. Il crescente numero di manifestazioni antisemite al seguito della vittoria di Hitler indussero Otto Frank a cogliere al volo l'occasione di trasferirsi ad Amsterdam, in Olanda. Lì avviò una ditta che produceva pectina per la realizzazione di marmellate, la “Opekta Works”. Nel 1938 Otto avviò una seconda ditta, per la distribuzione di sale da conservazione, erbe e spezie, la Pectacon.

La clandestinità 

Nel 1940, l'esercito tedesco invase l'Olanda. I Frank furono costretti a sottostare alle leggi razziali.
Il 12 giugno 1942, Anne ricevette per il suo tredicesimo compleanno un diario a quadretti bianco e rosso, sul quale inizierà a scrivere il Diario.
Meno di un mese dopo, il 6 luglio 1942 dovette nascondersi con la famiglia nell'Achterhuis(alloggio segreto, letteralmente "retrocasa" dall'olandese), un piccolo spazio a due piani posto sopra i locali della Opekta di Otto, in seguito ad un invito a comparire inviato alla sorella di Anne, Margot, da parte della polizia tedesca. L'alloggio segreto era situato in un vecchio - ed abbastanza tipico – edificio. La porta d'ingresso del nascondiglio venne in seguito coperta da una libreria girevole.
Nel nascondiglio trovarono rifugio otto persone:
§                    i quattro componenti della famiglia Frank (il padre Otto, la madre Edith, Anne e la sorella Margot);
§                    Fritz Pfeffer, un dentista ebreo (30 aprile 1889 - 20 dicembre 1944) (chiamato Albert Dussel nelDiario);
§                    Hermann Van Pels (31 marzo 1890 - 6 settembre 1944), un macellaio dipendente della Pectacon di Otto Frank;
§                    Auguste Van Pels (29 settembre 1900 - 9 aprile 1945), moglie di Hermann Van Pels;
§                    Peter Van Pels (8 novembre 1926 - 5 maggio 1945), figlio di Hermann e Auguste Van Daan.
I clandestini erano aiutati da persone esterne: Miep Gies, Jan Gies, Johannes Kleiman, Victor Kugler, Bep Voskuilj, il signor Voskuilj (padre di Bep) e la moglie di Kleiman, quasi tutti collaboratori nelle ditte del padre di Anne. Portavano ai clandestini cibo, notizie e ogni cosa di cui avessero bisogno, rischiando la vita. Tali persone erano anche le uniche ad essere al corrente del nascondiglio dei clandestini.
Durante il periodo di clandestinità, Anne scrive il celeberrimo Diario, descrivendo con considerevole talento le paure causate dal vivere in clandestinità, i sentimenti per Peter, i conflitti con i genitori e gli altri compagni di sventura e le sue aspirazioni di diventare scrittrice.
Il 4 agosto 1944 la Gestapo fa irruzione nell'alloggio segreto, in seguito ad una segnalazione da parte di una persona che non è mai stata identificata. Tra i sospettati vi è un magazziniere della ditta di Otto Frank, Willem Van Maaren. Anne nel Diario, in data giovedì 16 settembre 1943, afferma esplicitamente che Van Maaren nutriva dei sospetti sull'Alloggio segreto, e lo descrive come "una persona notoriamente poco affidabile, molto curiosa e poco facile da prendere per il naso" .
Le due famiglie vennero arrestate e trasferite al campo di smistamento di Westerbork. Miep Gies e Bep Voskuilj, presenti al momento dell'arresto, scapparono mentre la polizia arrestava i clandestini (restando nei paraggi della palazzina); dopo la partenza della polizia tornarono alla palazzina mettendo al sicuro più materiale possibile (primo tra tutti il Diario), prima del ritorno della polizia per la perquisizione.

Prigionia e destino dei rifugiati:

·        Margot e Anna passarono un mese ad Auschwitz-Birkenau e vennero poi spedite a Bergen-Belsen, dove morirono di tifo esantematico nel marzo 1945, solo tre settimane prima della liberazione del campo
·        Il 2 settembre Anna Frank e gli altri clandestini vennero caricati sull'ultimo treno merci in partenza per Auschwitz, dove giunsero tre giorni dopo.
Edith Frank Hollander morì di inedia il 6 gennaio 1945.
·        Hermann Van Pels morì in una camera a gas di Auschwitz il giorno stesso dell'arrivo, secondo la Croce Rossa, o poche settimane più tardi, secondo Otto Frank.
Auguste Van Pels passò tra Auschwitz, Bergen-Belsen e Buchenwald arrivando a Theresienstadt il 9 aprile 1945. Deportata altrove, non si conosce la data del decesso.
·        Peter Van Pels subì una Marcia della morte il 16 gennaio 1945 che lo portò da Auschwitz a Mathausen (Austria), dovè morì il 5 maggio 1945, appena tre giorni prima della liberazione.
·        Fritz Pfeffer, dopo essere passato per i campi di concentramento di Sachsenhausen e Buchenwald, morì nel campo di concentramento di Neuengamme il 20 dicembre 1944.
·        Kleiman fu liberato un mese dopo l'arresto, il 18 settembre 1944 a causa dello stato di salute. È morto ad Amsterdam nel 1959.
·        Kugler venne deportato in più campi di concentramento, sino al termine della guerra. Sopravvissuto, morì a Toronto nel 1989.
Solo il padre di Anna, tra i clandestini, sopravvisse ai campi di concentramento. Rimasto sempre ad Auschwitz, il campo venne liberato dall'esercito russo il 27 gennaio 1945; il 3 giugno 1945 tornò ad Amsterdam dopo tre mesi di viaggio.
Miep gli consegnò il diario e, dopo aver scoperto il destino degli altri clandestini, egli ne modificò la grammatica e la sintassi, omettendo alcune parti perché considerate troppo private, in modo da renderlo adatto per la pubblicazione.
Il diario venne pubblicato nel 1947 con il titolo di Het Achterhuis ("L'alloggio segreto" in olandese).
Otto Frank morì a Basilea, in Svizzera dove viveva sua sorella, il 19 agosto 1980.

Il diario di Anna Frank 

Inizia come una espressione privata dei propri pensieri intimi, manifestando l'intenzione di non permettere mai che altri ne prendessero visione. Descrive candidamente la sua vita, la propria famiglia ed i propri amici, e del ragazzo di cui si innamorò nonché appunto la sua vocazione a diventare un giorno scrittrice affermata di racconti. Durante l'inverno del 1944, le capitò di ascoltare una trasmissione radio di Gerrit Bolkestein— membro del governo Olandese in esilio — il quale diceva che, una volta terminato il conflitto, avrebbe creato un registro pubblico delle oppressioni sofferte dalla popolazione del Paese sotto l'occupazione nazista. Menzionò la pubblicazione di lettere e diari, cosa che spinse Anna a riscrivere sotto altra forma, e con diversa prospettiva, il proprio.
Esistono quindi tre versioni del diario:
1.       la versione A, l'originale di Anna, che va dal 12 giugno 1942 al 1 agosto 1944, della quale non è stato ritrovato il quaderno che copriva il periodo 6 dicembre 1942 - 21 dicembre 1943;
2.     la versione B, la seconda redazione di Anna, su fogli volanti, in vista della pubblicazione, che copre il periodo 20 giugno 1942 - 29 marzo1944;
3.     la versione C, scritta da Otto Frank basandosi sulla versione B, apportando modifiche e cancellazioni.
Una recente edizione critica da parte di Frediano Sessi del diario compara queste tre versioni.
La casa dove Anna e la famiglia si nascondevano è ora un museo.
Nel 1956 il diario venne adattato in un'opera teatrale che vinse il Premio Pulitzer, nel 1959 ne venne tratto un film, nel 1997 ne fu tratta un'opera di Broadway con materiale aggiunto dal diario originale.
Sono stati fatti numerosi film e libri sulla commovente storia di Anna Frank.

Autenticità del diario 

Alcuni revisionisti sull'Olocausto hanno messo in dubbio l'autenticità del diario; sulla base di ciò, Simon Wiesenthal si è interessato personalmente della vicenda e ha ritrovato come testimone il poliziotto che aveva eseguito l'arresto. Nel 1976, Otto Frank denunciò Heinz Roth di Francoforte, che aveva pubblicato dei pamphlet(scritti usati al fine di denunciare qualcosa) nel quale asseriva che il diario era falso. Il giudice sentenziò che se Roth avesse pubblicato altre opere sarebbe stato sottoposto ad una multa di 500.000 marchi tedeschi e a sei mesi di prigione. Roth fece ricorso contro la decisione della corte, ma morì poco dopo, nel 1978. L'anno dopo, il suo appello venne respinto. Con la morte di Otto Frank nel 1980, il diario originale, lettere incluse, venne ereditato dall'Istituto Olandese per la Documentazione di Guerra, che commissionò una perizia forense del diario attraverso il Ministero della Giustizia Olandese nel 1986. Confrontando calligrafia con altri esempi dell'epoca e analizzando la carta, la colla e l'inchiostro, l'istituto affermò che i materiali erano disponibili all'epoca e che quindi il diario era autentico, allegando tale ricerca a quella che oggi è nota come "Edizione Critica" del diario.

L' INTERVISTA / L' incontro a Gerusalemme con la donna che condivise gli anni del terrore con l' autrice del "Diario": "La conobbi nel ' 33, a scuola insieme"

"Io, l' amica del cuore di Anna Frank"

HANNAH PICK GOSLAR A ENZO BIAGI: NON DIMENTICHERO' MAI I NOSTRI GIORNI AL CAMPO "ERA DAVVERO UNA RAGAZZINA AMABILE SENTO IL DOVERE DI CONTINUARE A RICORDARLA" "I MIEI TRE FIGLI SANNO TUTTO. PER LORO E' UN PO' COME UNA SECONDA MADRE"

L' incontro a Gerusalemme con la donna che condivise gli anni del terrore con l' autrice del "Diario":
- "La conobbi nel ' 33, a scuola insieme" "Io, l' amica del cuore di Anna Frank" Hannah Pick Goslar a Enzo Biagi: non dimenticherò mai i nostri giorni al campo "Era davvero una ragazzina amabile Sento il dovere di continuare a ricordarla" "I miei tre figli sanno tutto. Per loro è un po' come una seconda madre" 
di ENZO BIAGI A Gerusalemme ho incontrato Hannah Pick Goslar, l' amica di Anna Frank.
Nata a Berlino, settanta anni fa, in una famiglia della buona borghesia israelita; quando i nazisti salirono al potere, si trasferirono ad Amsterdam. Suo padre era viceministro degli Interni e capo della stampa. Conobbe Anna, anzi Annelise Marie Frank, nel 1933, dal fruttivendolo sotto casa: erano appena arrivate dalla Germania, frequentavano insieme la scuola Montessori. Il 20 giugno 1943, col padre, la sorella e i nonni, venne rinchiusa nel campo di raccolta di Westerbork, e più tardi trasferita a Bergen - Belsen.
Qui un anno dopo ritrova Anna, arrivata da poco. Parlano protette da un cespuglio che nasconde il filo spinato. Anna informa l' amica di quello che accade nel mondo: nella soffitta dove i Frank e i loro amici si erano rifugiati avevano una radio. La guerra sta per finire, dice, ma le rivela che ci sono i forni e le camere a gas. La signora Goslar sopravvive insieme alla sorella Gabi. Rivede Otto Frank in un sanatorio, poi emigra a Gerusalemme dove diventa infermiera e sposa un medico. Ha tre figli e dieci nipoti. E questa e' la trascrizione del nostro colloquio, registrata davanti al vagone ferroviario che e' il simbolo della deportazione e dell' Olocausto.
- Chi era Anna Frank?
- "Era una ragazzina amabile. Voleva sempre essere al centro dell' attenzione.
Per farlo inventava cose curiose, per esempio si scopriva le spalle, tu non potevi vederlo, ma lo sentivi: apriva e chiudeva gli automatici... cnac, cnac, cnac. Allora tutti la guardavano e lei era felice".
- Quando vi siete accorti che essere ebrei poteva diventare una colpa?
- "Mio padre era un Viceministro del Governo tedesco, ma dovette lasciare il suo incarico e andare via dalla Germania. Se non fosse stato ebreo, non sarebbe accaduto".
- Gli altri come si sono comportati con voi?
- "In Olanda le persone erano molto gentili. Non avevamo soldi, eravamo dei rifugiati, ma trovavamo tanti amici. Non esistevano ebrei o cristiani, non c' era distinzione di religione o di razza e a scuola eravamo ben accetti. Non ho mai avuto problemi con gli olandesi ne' prima ne' dopo la guerra".
- Lei ha raccontato un sogno ricorrente di Anna. Qual era?
- "Nel suo diario Anna dice che una notte del novembre 1943 sognò me e sua nonna. Si domandava perché lei era ancora viva, mentre io, la sua migliore amica, probabilmente ero morta, dal momento che lei era nascosta in una soffitta e io mi trovavo già in un lager. Oggi io sono una nonna felice nella mia madrepatria, Anna invece non ha potuto continuare a vivere. E’ per questo che sento di dover ancora parlare di lei e dell' Olocausto: la gente deve sapere, e' una storia che non deve più ripetersi".
- Lei l' ha rivista nel campo di Bergen - Belsen. Cosa ricorda di quell' incontro?
- "Era il 1945: dal lager di Auschwitz erano arrivati migliaia di prigionieri tra cui settemila donne, che furono sistemate in tende. Proprio accanto alla mia baracca, ma non potevo vederle: i tedeschi avevano diviso il campo con del filo spinato coperto da un alto muro di paglia. Non volevano che sapessimo chi c' era dall' altra parte e ci controllavano dalle torrette con i riflettori. Ci vollero quattro mesi prima che io scoprissi che c' erano anche quaranta donne olandesi e un giorno una mia amica mi disse che Anna era tra loro. Non ci potevo credere, per tutto quel tempo avevo pensato che fosse in salvo dalla nonna, in Svizzera. "A quel punto, pericoloso o no, di notte mi avvicinai al filo spinato e chiamai molto piano per non farmi sentire dalle sentinelle. Mi rispose una donna: fui fortunata, perché si trattava della signora Van Pels, che era stata con i Frank nel nascondiglio di Amsterdam. "Andò subito a chiamare Anna e così ci incontrammo. Le dissi: "Pensavo fossi in Svizzera". "Mi spiegò che quella era stata solo una chiacchiera che avevano fatto girare, ma che in realtà lei e la famiglia si erano nascosti nell' ufficio del padre. Le raccontai che mia madre era morta e che il mio papà era molto malato, mentre mia sorella stava abbastanza bene. Mi disse che lei, invece, non aveva più nessuno. La madre e la sorella Margot erano morte e per quanto riguardava suo padre, Anna sapeva che le persone al di sotto dei 15 anni e al di sopra dei 55 andavano direttamente alle camere a gas e suo padre era fra i condannati. Non sapeva, però , che contavano anche le condizioni di salute di una persona. Quelle di suo padre erano buone, poteva lavorare ed era stato liberato in febbraio. Ma noi non potevamo immaginarlo, non potevamo immaginare che Auschwitz, dal 27 gennaio di quell' anno, non era più un lager. Se lei avesse saputo che almeno il signor Frank era vivo, sarebbe stata un po' più forte per resistere. "Mi disse, poi, che non aveva niente da mangiare. Il giorno dopo, per la prima volta, ci furono consegnati dei pacchetti della Croce Rossa, non certo perché eravamo ebrei, ma perché nel mio caso, per esempio, avevo un passaporto sudamericano. "Conservai il pacchetto per Anna, non era molto ma comunque tanto in quella situazione e un paio di giorni dopo la incontrai. Le lanciai il pacchetto oltre la siepe, la sentii strillare e poi piangere: un' altra donna, più veloce, aveva preso il fagotto. Tre giorni dopo ci provammo di nuovo e questa volta riuscì ad afferrarlo. Fu l' ultima volta che le parlai, perché i tedeschi cominciarono a trasferire tutte le donne. Non so cosa le accadde poi".
- Dei giorni del campo cosa c'e' di incancellabile?
- "Non posso dimenticare l' incontro con Anna, non posso dimenticare che mio padre e' morto là e non posso dimenticare tutte le persone che mi hanno aiutata. Se la mia sorellina è sopravvissuta è stato solo grazie al loro aiuto".
- Perché Anna e' diventata un simbolo?
- "Guardi, non saprei. So solo che il suo e' stato il primo diario trovato dopo la guerra e pubblicato. La gente ha conosciuto una testimonianza vera dell' Olocausto, qualcosa che ha mosso le coscienze".
- Come ricorda la riconquista della vita?
- "Rimasi per due mesi in un villaggio tedesco. Poi tornai in Olanda, dove fui ricoverata in un ospedale e solo nel dicembre del ' 45 presi coscienza della libertà , quando, cioè , il padre di Anna mi aiutò a raggiungere mia zia in Svizzera".
- Cosa racconta ai suoi figli?
- "I miei figli sanno tutto, anche i miei nipoti. Il mio ultimo figlio ha persino detto: "Anna Frank e' un po' come la mia seconda madre". E per i miei nipoti e' la seconda nonna, quella che era ad Auschwitz. Un giorno uno di loro mi ha detto: "Sai, l' altra nonna ha sofferto molto più di te". Voleva dire che quello che ho passato non e' paragonabile all' esperienza di Auschwitz. Ma e' stato abbastanza".
- Oggi cosa significa essere ebrei?
- "Significa essere una persona come tutte le altre. Abbiamo un Paese, abbiamo la libertà e possiamo vivere come vogliamo".
- Come si immagina il futuro?
- "Spero ci sarà la pace. Non sono un profeta, mi auguro che possa essere migliore. Ci sono tanti problemi che devono essere risolti, ma non sono un politico". Andai ad Amsterdam. Nella soffitta a cui si arriva per ripide scale, non e' rimasto quasi nulla dell' adolescente sensibile, delle intuizioni poetiche e del destino disperato di quei prigionieri: soltanto una cartina sulla quale venivano segnati i progressi delle truppe alleate e alle pareti i ritagli delle riviste che gli impiegati del signor Frank e le dattilografe Niep ed Elly riuscivano a raccattare. Figure di quel tempo: Deanna Durbin, Shirley Temple, Ginger Rogers, la riproduzione di un disegno di Leonardo, alcuni bambini che mangiano fragole. Dalla stanzetta di Peter van Daan, il primo amore, il primo innocente bacio, si vedono un albero carico di fiori gialli e un ippocastano dalle foglie tenere. Si legge nelle pagine di Anna: "Se nonostante tutte le nostre sofferenze restano ancora degli ebrei, vuol dire che un giorno gli ebrei, invece di essere proscritti, saranno presi a esempio".

Gli aspetti psicologici di Anne:
 Grazie alla testimonianza del Diario di Anne Frank, a Roma degli studiosi stanno attuando delle ricerche sull’aspetto psicologico, pedagogico e filosofico di Anna.














































Anne, family and van pels - anne-frank photo


































Boekenkast

giovedì 22 marzo 2012

Charlotte Salomon (seconda parte).

  Carlotte in età adolescienziale si rappresenta in questo quadro seduta sul letto in pigiama mentre immagina la sua vita futura, i suoi desideri e i suoi sogni rappresentati dai cuoricini rossi che svolazzano liberi. Il titolo di quest' opera è L'amour est un oiseau rebelle ( l'amore è un uccello ribelle) che si rifà a un'opera lirica di Bizet.

giovedì 8 marzo 2012

Anne Frank



Annelies Marie Frank, detta Anne, nome italianizzato in Anna Frank, (Francoforte 12 giugno 1929  Bergen-Belsen, marzo 1945), è stata una ragazza ebrea-tedesca, divenuta un simbolo della Shoah per il suo diario scritto nel periodo in cui la sua famiglia si nascondeva dai nazisti e per la sua tragica morte nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Visse parte della sua vita ad Amsterdam nei Paesi Bassi, dove la famiglia si era rifugiata dopo l'ascesa al potere dei nazisti in Germania. Fu privata della cittadinanza tedesca nel 1941, divenendo così apolide.

Biografia:

I primi anni:

Anne è la seconda figlia di Otto Frank e di sua moglie Edith Frank, apparteneva ad una famiglia di patrioti tedeschi che prestarono servizio durante la Prima guerra mondiale. Aveva una sorella maggiore, Margot Elisabeth Frank (16 febbraio 1926 - 9 marzo 1945). Nel 1933, Adolf Hitler vinse le elezioni in Germania. Il crescente numero di manifestazioni antisemite al seguito della vittoria di Hitler indussero Otto Frank a cogliere al volo l'occasione di trasferirsi ad Amsterdam, in Olanda. Lì avviò una ditta che produceva pectina per la realizzazione di marmellate, la “Opekta Works”. Nel 1938 Otto avviò una seconda ditta, per la distribuzione di sale da conservazione, erbe e spezie, la Pectacon.

La clandestinità 

Nel 1940, l'esercito tedesco invase l'Olanda. I Frank furono costretti a sottostare alle leggi razziali.
Il 12 giugno 1942, Anne ricevette per il suo tredicesimo compleanno un diario a quadretti bianco e rosso, sul quale inizierà a scrivere il Diario.
Meno di un mese dopo, il 6 luglio 1942 dovette nascondersi con la famiglia nell'Achterhuis(alloggio segreto, letteralmente "retrocasa" dall'olandese), un piccolo spazio a due piani posto sopra i locali della Opekta di Otto, in seguito ad un invito a comparire inviato alla sorella di Anne, Margot, da parte della polizia tedesca. L'alloggio segreto era situato in un vecchio - ed abbastanza tipico – edificio. La porta d'ingresso del nascondiglio venne in seguito coperta da una libreria girevole.
Nel nascondiglio trovarono rifugio otto persone:
§                    i quattro componenti della famiglia Frank (il padre Otto, la madre Edith, Anne e la sorella Margot);
§                    Fritz Pfeffer, un dentista ebreo (30 aprile 1889 - 20 dicembre 1944) (chiamato Albert Dussel nelDiario);
§                    Hermann Van Pels (31 marzo 1890 - 6 settembre 1944), un macellaio dipendente della Pectacon di Otto Frank;
§                    Auguste Van Pels (29 settembre 1900 - 9 aprile 1945), moglie di Hermann Van Pels;
§                    Peter Van Pels (8 novembre 1926 - 5 maggio 1945), figlio di Hermann e Auguste Van Daan.
I clandestini erano aiutati da persone esterne: Miep Gies, Jan Gies, Johannes Kleiman, Victor Kugler, Bep Voskuilj, il signor Voskuilj (padre di Bep) e la moglie di Kleiman, quasi tutti collaboratori nelle ditte del padre di Anne. Portavano ai clandestini cibo, notizie e ogni cosa di cui avessero bisogno, rischiando la vita. Tali persone erano anche le uniche ad essere al corrente del nascondiglio dei clandestini.
Durante il periodo di clandestinità, Anne scrive il celeberrimo Diario, descrivendo con considerevole talento le paure causate dal vivere in clandestinità, i sentimenti per Peter, i conflitti con i genitori e gli altri compagni di sventura e le sue aspirazioni di diventare scrittrice.
Il 4 agosto 1944 la Gestapo fa irruzione nell'alloggio segreto, in seguito ad una segnalazione da parte di una persona che non è mai stata identificata. Tra i sospettati vi è un magazziniere della ditta di Otto Frank, Willem Van Maaren. Anne nel Diario, in data giovedì 16 settembre 1943, afferma esplicitamente che Van Maaren nutriva dei sospetti sull'Alloggio segreto, e lo descrive come "una persona notoriamente poco affidabile, molto curiosa e poco facile da prendere per il naso" .
Le due famiglie vennero arrestate e trasferite al campo di smistamento di Westerbork. Miep Gies e Bep Voskuilj, presenti al momento dell'arresto, scapparono mentre la polizia arrestava i clandestini (restando nei paraggi della palazzina); dopo la partenza della polizia tornarono alla palazzina mettendo al sicuro più materiale possibile (primo tra tutti il Diario), prima del ritorno della polizia per la perquisizione.

Prigionia e destino dei rifugiati:

·        Margot e Anna passarono un mese ad Auschwitz-Birkenau e vennero poi spedite a Bergen-Belsen, dove morirono di tifo esantematico nelmarzo 1945, solo tre settimane prima della liberazione del campo
·        Il 2 settembre Anna Frank e gli altri clandestini vennero caricati sull'ultimo treno merci in partenza per Auschwitz, dove giunsero tre giorni dopo.
Edith Frank Hollander morì di inedia il 6 gennaio 1945.
·        Hermann Van Pels morì in una camera a gas di Auschwitz il giorno stesso dell'arrivo, secondo la Croce Rossa, o poche settimane più tardi, secondo Otto Frank.
Auguste Van Pels passò tra Auschwitz, Bergen-Belsen e Buchenwald arrivando a Theresienstadt il 9 aprile 1945. Deportata altrove, non si conosce la data del decesso.
·        Peter Van Pels subì una Marcia della morte il 16 gennaio 1945 che lo portò da Auschwitz a Mathausen (Austria), dovè morì il 5 maggio 1945, appena tre giorni prima della liberazione.
·        Fritz Pfeffer, dopo essere passato per i campi di concentramento di Sachsenhausen e Buchenwald, morì nel campo di concentramento di Neuengamme il 20 dicembre 1944.
·        Kleiman fu liberato un mese dopo l'arresto, il 18 settembre 1944 a causa dello stato di salute. È morto ad Amsterdam nel 1959.
·        Kugler venne deportato in più campi di concentramento, sino al termine della guerra. Sopravvissuto, morì a Toronto nel 1989.
Solo il padre di Anna, tra i clandestini, sopravvisse ai campi di concentramento. Rimasto sempre ad Auschwitz, il campo venne liberato dall'esercito russo il 27 gennaio 1945; il 3 giugno 1945 tornò ad Amsterdam dopo tre mesi di viaggio.
Miep gli consegnò il diario e, dopo aver scoperto il destino degli altri clandestini, egli ne modificò la grammatica e la sintassi, omettendo alcune parti perché considerate troppo private, in modo da renderlo adatto per la pubblicazione.
Il diario venne pubblicato nel 1947 con il titolo di Het Achterhuis ("L'alloggio segreto" in olandese).
Otto Frank morì a Basilea, in Svizzera dove viveva sua sorella, il 19 agosto 1980.

Il diario di Anna Frank 

Inizia come una espressione privata dei propri pensieri intimi, manifestando l'intenzione di non permettere mai che altri ne prendessero visione. Descrive candidamente la sua vita, la propria famiglia ed i propri amici, e del ragazzo di cui si innamorò nonché appunto la sua vocazione a diventare un giorno scrittrice affermata di racconti. Durante l'inverno del 1944, le capitò di ascoltare una trasmissione radio di Gerrit Bolkestein— membro del governo Olandese in esilio — il quale diceva che, una volta terminato il conflitto, avrebbe creato un registro pubblico delle oppressioni sofferte dalla popolazione del Paese sotto l'occupazione nazista. Menzionò la pubblicazione di lettere e diari, cosa che spinse Anna a riscrivere sotto altra forma, e con diversa prospettiva, il proprio.
Esistono quindi tre versioni del diario:
1.       la versione A, l'originale di Anna, che va dal 12 giugno 1942 al 1 agosto 1944, della quale non è stato ritrovato il quaderno che copriva il periodo 6 dicembre 1942 - 21 dicembre 1943;
2.     la versione B, la seconda redazione di Anna, su fogli volanti, in vista della pubblicazione, che copre il periodo 20 giugno 1942 - 29 marzo1944;
3.     la versione C, scritta da Otto Frank basandosi sulla versione B, apportando modifiche e cancellazioni.
Una recente edizione critica da parte di Frediano Sessi del diario compara queste tre versioni.
La casa dove Anna e la famiglia si nascondevano è ora un museo.
Nel 1956 il diario venne adattato in un'opera teatrale che vinse il Premio Pulitzer, nel 1959 ne venne tratto un film, nel 1997 ne fu tratta un'opera di Broadway con materiale aggiunto dal diario originale.

Autenticità del diario 

Alcuni revisionisti sull'Olocausto hanno messo in dubbio l'autenticità del diario; sulla base di ciò, Simon Wiesenthal si è interessato personalmente della vicenda e ha ritrovato come testimone il poliziotto che aveva eseguito l'arresto. Nel 1976, Otto Frank denunciò Heinz Roth di Francoforte, che aveva pubblicato dei pamphlet(scritti usati al fine di denunciare qualcosa) nel quale asseriva che il diario era falso. Il giudice sentenziò che se Roth avesse pubblicato altre opere sarebbe stato sottoposto ad una multa di 500.000 marchi tedeschi e a sei mesi di prigione. Roth fece ricorso contro la decisione della corte, ma morì poco dopo, nel 1978. L'anno dopo, il suo appello venne respinto. Con la morte di Otto Frank nel 1980, il diario originale, lettere incluse, venne ereditato dall'Istituto Olandese per la Documentazione di Guerra, che commissionò una perizia forense del diario attraverso il Ministero della Giustizia Olandese nel 1986. Confrontando calligrafia con altri esempi dell'epoca e analizzando la carta, la colla e l'inchiostro, l'istituto affermò che i materiali erano disponibili all'epoca e che quindi il diario era autentico, allegando tale ricerca a quella che oggi è nota come "Edizione Critica" del diario.

L' INTERVISTA / L' incontro a Gerusalemme con la donna che condivise gli anni del terrore con l' autrice del "Diario": "La conobbi nel ' 33, a scuola insieme"

"Io, l' amica del cuore di Anna Frank"

HANNAH PICK GOSLAR A ENZO BIAGI: NON DIMENTICHERO' MAI I NOSTRI GIORNI AL CAMPO "ERA DAVVERO UNA RAGAZZINA AMABILE SENTO IL DOVERE DI CONTINUARE A RICORDARLA" "I MIEI TRE FIGLI SANNO TUTTO. PER LORO E' UN PO' COME UNA SECONDA MADRE"

L' incontro a Gerusalemme con la donna che condivise gli anni del terrore con l' autrice del "Diario":
- "La conobbi nel ' 33, a scuola insieme" "Io, l' amica del cuore di Anna Frank" Hannah Pick Goslar a Enzo Biagi: non dimenticherò mai i nostri giorni al campo "Era davvero una ragazzina amabile Sento il dovere di continuare a ricordarla" "I miei tre figli sanno tutto. Per loro è un po' come una seconda madre" 
di ENZO BIAGI A Gerusalemme ho incontrato Hannah Pick Goslar, l' amica di Anna Frank.
Nata a Berlino, settanta anni fa, in una famiglia della buona borghesia israelita; quando i nazisti salirono al potere, si trasferirono ad Amsterdam. Suo padre era viceministro degli Interni e capo della stampa. Conobbe Anna, anzi Annelise Marie Frank, nel 1933, dal fruttivendolo sotto casa: erano appena arrivate dalla Germania, frequentavano insieme la scuola Montessori. Il 20 giugno 1943, col padre, la sorella e i nonni, venne rinchiusa nel campo di raccolta di Westerbork, e più tardi trasferita a Bergen - Belsen.
Qui un anno dopo ritrova Anna, arrivata da poco. Parlano protette da un cespuglio che nasconde il filo spinato. Anna informa l' amica di quello che accade nel mondo: nella soffitta dove i Frank e i loro amici si erano rifugiati avevano una radio. La guerra sta per finire, dice, ma le rivela che ci sono i forni e le camere a gas. La signora Goslar sopravvive insieme alla sorella Gabi. Rivede Otto Frank in un sanatorio, poi emigra a Gerusalemme dove diventa infermiera e sposa un medico. Ha tre figli e dieci nipoti. E questa e' la trascrizione del nostro colloquio, registrata davanti al vagone ferroviario che e' il simbolo della deportazione e dell' Olocausto.
- Chi era Anna Frank?
- "Era una ragazzina amabile. Voleva sempre essere al centro dell' attenzione.
Per farlo inventava cose curiose, per esempio si scopriva le spalle, tu non potevi vederlo, ma lo sentivi: apriva e chiudeva gli automatici... cnac, cnac, cnac. Allora tutti la guardavano e lei era felice".
- Quando vi siete accorti che essere ebrei poteva diventare una colpa?
- "Mio padre era un Viceministro del Governo tedesco, ma dovette lasciare il suo incarico e andare via dalla Germania. Se non fosse stato ebreo, non sarebbe accaduto".
- Gli altri come si sono comportati con voi?
- "In Olanda le persone erano molto gentili. Non avevamo soldi, eravamo dei rifugiati, ma trovavamo tanti amici. Non esistevano ebrei o cristiani, non c' era distinzione di religione o di razza e a scuola eravamo ben accetti. Non ho mai avuto problemi con gli olandesi ne' prima ne' dopo la guerra".
- Lei ha raccontato un sogno ricorrente di Anna. Qual era?
- "Nel suo diario Anna dice che una notte del novembre 1943 sognò me e sua nonna. Si domandava perché lei era ancora viva, mentre io, la sua migliore amica, probabilmente ero morta, dal momento che lei era nascosta in una soffitta e io mi trovavo già in un lager. Oggi io sono una nonna felice nella mia madrepatria, Anna invece non ha potuto continuare a vivere. E’ per questo che sento di dover ancora parlare di lei e dell' Olocausto: la gente deve sapere, e' una storia che non deve più ripetersi".
- Lei l' ha rivista nel campo di Bergen - Belsen. Cosa ricorda di quell' incontro?
- "Era il 1945: dal lager di Auschwitz erano arrivati migliaia di prigionieri tra cui settemila donne, che furono sistemate in tende. Proprio accanto alla mia baracca, ma non potevo vederle: i tedeschi avevano diviso il campo con del filo spinato coperto da un alto muro di paglia. Non volevano che sapessimo chi c' era dall' altra parte e ci controllavano dalle torrette con i riflettori. Ci vollero quattro mesi prima che io scoprissi che c' erano anche quaranta donne olandesi e un giorno una mia amica mi disse che Anna era tra loro. Non ci potevo credere, per tutto quel tempo avevo pensato che fosse in salvo dalla nonna, in Svizzera. "A quel punto, pericoloso o no, di notte mi avvicinai al filo spinato e chiamai molto piano per non farmi sentire dalle sentinelle. Mi rispose una donna: fui fortunata, perché si trattava della signora Van Pels, che era stata con i Frank nel nascondiglio di Amsterdam. "Andò subito a chiamare Anna e così ci incontrammo. Le dissi: "Pensavo fossi in Svizzera". "Mi spiegò che quella era stata solo una chiacchiera che avevano fatto girare, ma che in realtà lei e la famiglia si erano nascosti nell' ufficio del padre. Le raccontai che mia madre era morta e che il mio papà era molto malato, mentre mia sorella stava abbastanza bene. Mi disse che lei, invece, non aveva più nessuno. La madre e la sorella Margot erano morte e per quanto riguardava suo padre, Anna sapeva che le persone al di sotto dei 15 anni e al di sopra dei 55 andavano direttamente alle camere a gas e suo padre era fra i condannati. Non sapeva, però , che contavano anche le condizioni di salute di una persona. Quelle di suo padre erano buone, poteva lavorare ed era stato liberato in febbraio. Ma noi non potevamo immaginarlo, non potevamo immaginare che Auschwitz, dal 27 gennaio di quell' anno, non era più un lager. Se lei avesse saputo che almeno il signor Frank era vivo, sarebbe stata un po' più forte per resistere. "Mi disse, poi, che non aveva niente da mangiare. Il giorno dopo, per la prima volta, ci furono consegnati dei pacchetti della Croce Rossa, non certo perché eravamo ebrei, ma perché nel mio caso, per esempio, avevo un passaporto sudamericano. "Conservai il pacchetto per Anna, non era molto ma comunque tanto in quella situazione e un paio di giorni dopo la incontrai. Le lanciai il pacchetto oltre la siepe, la sentii strillare e poi piangere: un' altra donna, più veloce, aveva preso il fagotto. Tre giorni dopo ci provammo di nuovo e questa volta riuscì ad afferrarlo. Fu l' ultima volta che le parlai, perché i tedeschi cominciarono a trasferire tutte le donne. Non so cosa le accadde poi".
- Dei giorni del campo cosa c'e' di incancellabile?
- "Non posso dimenticare l' incontro con Anna, non posso dimenticare che mio padre e' morto là e non posso dimenticare tutte le persone che mi hanno aiutata. Se la mia sorellina è sopravvissuta è stato solo grazie al loro aiuto".
- Perché Anna e' diventata un simbolo?
- "Guardi, non saprei. So solo che il suo e' stato il primo diario trovato dopo la guerra e pubblicato. La gente ha conosciuto una testimonianza vera dell' Olocausto, qualcosa che ha mosso le coscienze".
- Come ricorda la riconquista della vita?
- "Rimasi per due mesi in un villaggio tedesco. Poi tornai in Olanda, dove fui ricoverata in un ospedale e solo nel dicembre del ' 45 presi coscienza della libertà , quando, cioè , il padre di Anna mi aiutò a raggiungere mia zia in Svizzera".
- Cosa racconta ai suoi figli?
- "I miei figli sanno tutto, anche i miei nipoti. Il mio ultimo figlio ha persino detto: "Anna Frank e' un po' come la mia seconda madre". E per i miei nipoti e' la seconda nonna, quella che era ad Auschwitz. Un giorno uno di loro mi ha detto: "Sai, l' altra nonna ha sofferto molto più di te". Voleva dire che quello che ho passato non e' paragonabile all' esperienza di Auschwitz. Ma e' stato abbastanza".
- Oggi cosa significa essere ebrei?
- "Significa essere una persona come tutte le altre. Abbiamo un Paese, abbiamo la libertà e possiamo vivere come vogliamo".
- Come si immagina il futuro?
- "Spero ci sarà la pace. Non sono un profeta, mi auguro che possa essere migliore. Ci sono tanti problemi che devono essere risolti, ma non sono un politico". Andai ad Amsterdam. Nella soffitta a cui si arriva per ripide scale, non e' rimasto quasi nulla dell' adolescente sensibile, delle intuizioni poetiche e del destino disperato di quei prigionieri: soltanto una cartina sulla quale venivano segnati i progressi delle truppe alleate e alle pareti i ritagli delle riviste che gli impiegati del signor Frank e le dattilografe Niep ed Elly riuscivano a raccattare. Figure di quel tempo: Deanna Durbin, Shirley Temple, Ginger Rogers, la riproduzione di un disegno di Leonardo, alcuni bambini che mangiano fragole. Dalla stanzetta di Peter van Daan, il primo amore, il primo innocente bacio, si vedono un albero carico di fiori gialli e un ippocastano dalle foglie tenere. Si legge nelle pagine di Anna: "Se nonostante tutte le nostre sofferenze restano ancora degli ebrei, vuol dire che un giorno gli ebrei, invece di essere proscritti, saranno presi a esempio".

Gli aspetti psicologici di Anne:
 Grazie alla testimonianza del Diario di Anne Frank, a Roma degli studiosi stanno attuando delle ricerche sull’aspetto psicologico, pedagogico e filosofico di Anna.